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Quanto guadagna un calciatore di Serie C e D: stipendi, contratti e realtà del calcio “minore”

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di Redazione

04/11/2025

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Quando si parla di calciatori professionisti, l’immaginazione vola subito verso stipendi milionari, contratti faraonici e auto di lusso. Ma il mondo del calcio italiano non è fatto solo di Serie A e stelle internazionali.
Nei campionati inferiori — Serie C e Serie D — la realtà è molto diversa: stipendi più contenuti, contratti brevi e spesso sacrifici notevoli.
Eppure, anche qui si trovano passione, talento e un livello di professionalità altissimo.

Capire quanto guadagna un calciatore di Serie C o D significa entrare nel cuore del calcio vero, quello che vive di sogni, trasferte e allenamenti quotidiani, ma lontano dalle luci dei riflettori.

1. Serie C: professionisti a tutti gli effetti

La Serie C (oggi denominata Lega Pro) è il primo gradino del calcio professionistico.
Le società devono rispettare norme federali, pagare stipendi regolari e garantire tutele previdenziali e assicurative.

Secondo i dati dei contratti standard FIGC e delle stime fornite da agenti e club:

  • lo stipendio medio di un calciatore di Serie C si aggira tra €2.000 e €4.000 netti al mese;

  • i più giovani o le riserve guadagnano intorno a €1.200–1.500;

  • i giocatori esperti o di maggiore valore possono arrivare a €5.000–6.000 mensili, con punte eccezionali oltre €8.000 nei club più ambiziosi.

Molti contratti, però, non coprono l’intero anno solare: spesso durano 10 mesi, da agosto a maggio, e non prevedono tredicesima o premi extra automatici.

2. I bonus e i premi

A integrare gli stipendi base ci sono premi di rendimento:

  • bonus per vittoria o pareggio;

  • premi promozione o salvezza;

  • incentivi legati alle presenze o ai gol.

Questi extra possono far crescere sensibilmente il guadagno annuale, ma dipendono dalle prestazioni della squadra e dalle clausole contrattuali.

Un calciatore titolare in una squadra che punta alla promozione può così guadagnare tra €35.000 e €50.000 netti all’anno, cifra che rimane comunque molto lontana da quella dei professionisti di Serie A o B.

3. Le spese che riducono il guadagno reale

Spesso si dimentica che il giocatore di Serie C deve sostenere spese importanti:

  • affitto o vitto fuori sede;

  • agenti sportivi (commissioni dal 5 al 10%);

  • assicurazioni e contributi previdenziali;

  • viaggi e spostamenti.

Tolte queste voci, il netto effettivo mensile può ridursi sensibilmente.
Molti calciatori, infatti, condividono alloggi forniti dai club o ricevono “rimborsi spese” per alleggerire i costi.

4. Serie D: il confine tra professionismo e passione

La Serie D è la massima categoria dilettantistica.
Nonostante il livello tecnico spesso elevato, i giocatori non sono professionisti secondo la legge: non hanno un contratto di lavoro sportivo, ma ricevono rimborsi o compensi lordi.

In base ai dati della LND (Lega Nazionale Dilettanti) e ai bilanci medi dei club:

  • un calciatore di Serie D guadagna tra €400 e €1.500 al mese;

  • i titolari delle squadre più forti possono arrivare a €2.000–2.500 mensili, ma casi rari;

  • molti giovani under 23 percepiscono solo rimborsi spese o rimborsi chilometrici.

Il totale annuo medio si aggira intorno a €10.000–18.000, spesso integrato da un altro lavoro o attività secondaria.

5. I giovani e i “premi di valorizzazione”

Un aspetto interessante della Serie D riguarda i giovani under 23, fondamentali per il regolamento.
Le società ricevono contributi economici dalla Lega se schierano un numero minimo di giovani italiani nelle partite ufficiali.

Questo incentivo permette ai club di coprire parte dei costi e ai ragazzi di guadagnare esperienza (e visibilità) in vista di un salto in Serie C.
Per molti di loro, la Serie D rappresenta il trampolino verso il professionismo.

6. L’impatto delle categorie sulla carriera

Un calciatore che milita stabilmente in Serie C ha prospettive economiche limitate rispetto ai colleghi delle categorie superiori, ma può costruire una carriera dignitosa e stabile, specialmente se riesce a mantenere un buon rendimento fisico.

Al contrario, la Serie D è spesso una fase di transizione: un luogo dove convivono giovani promesse e giocatori esperti che scelgono di restare per motivi familiari o di lavoro.
Molti, infatti, combinano il calcio con un impiego part-time, allenamenti serali e weekend di trasferte.

7. Differenze tra nord e sud Italia

Gli stipendi variano anche in base alla zona geografica:

  • al nord, i club tendono ad avere sponsor più solidi e bilanci stabili;

  • al sud, il sostegno economico è spesso locale, legato a imprenditori e tifoserie appassionate.

Ciò significa che un giocatore della stessa categoria può percepire stipendi diversi del 20–30% a seconda della regione.

8. Gli stipendi dei tecnici e dello staff

Non solo i calciatori, anche allenatori, preparatori atletici e fisioterapisti vivono una realtà economica contenuta.
In Serie C, un allenatore principale può guadagnare €40.000–70.000 lordi annui, mentre in Serie D raramente si superano €20.000–25.000.
Lo staff tecnico guadagna proporzionalmente meno, spesso con compensi forfettari.

9. Il sogno e la realtà

Molti giovani calciatori sognano la Serie A, ma la verità è che la maggior parte non ci arriverà mai.
Questo, però, non toglie valore al loro impegno: giocare in Serie C o D significa allenarsi ogni giorno, rispettare diete, vivere lontano da casa e accettare contratti precari, tutto per la passione del calcio.

Il loro guadagno, pur modesto, rappresenta la ricompensa per un mestiere faticoso ma autentico, dove il sacrificio conta più della fama.

10. Esempio concreto di guadagno annuale

Ecco un esempio realistico:

Categoria Ruolo Guadagno medio mensile Guadagno annuo netto
Serie C (titolare) Centrocampista €3.000 €30.000–35.000
Serie C (riserva) Difensore €1.500 €15.000
Serie D (titolare) Attaccante €1.200 €12.000–14.000
Serie D (giovane under) Portiere €600 €6.000–7.000

Queste cifre, pur indicative, mostrano un quadro chiaro: il calcio di Serie C e D è lontano anni luce dai milioni della Serie A, ma resta una professione che garantisce dignità e sogni.

11. Il futuro del calcio “minore”

Negli ultimi anni la FIGC ha introdotto riforme per rendere più sostenibili le categorie inferiori: tetti agli stipendi, incentivi per i giovani, e agevolazioni fiscali per i club virtuosi.
Molti auspicano la creazione di una Serie C Élite, con standard professionali più alti e compensi migliori.

Il vero obiettivo è dare stabilità economica a giocatori e società, evitando fallimenti e stipendi arretrati, una piaga ancora troppo diffusa.

12. Oltre i soldi: la passione

Chi gioca in Serie C o D lo fa per amore del calcio.
Dietro ogni partita ci sono sveglie all’alba, viaggi infiniti in pullman e allenamenti sotto la pioggia.
Eppure, in quei campi di provincia si respira ancora l’essenza più pura del gioco: competere, sognare, crescere.

Per molti, quella maglia vale più di qualunque stipendio.

Redazione

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